Il mio viaggio in Marocco è stato un po’ movimentato, non c’è che dire! A parte il fatto che, appena parti per questa tipologia di paese, subito che il medico ti comincia a dire “Non mangiare cose non cotte perchè non si sa mai“, “Non mangiare frutta non lavata perchè non si sa mai”, “Evita di sciacquarti la bocca, dopo esserti lavata i denti, con l’acqua del rubinetto perchè non si sa mai“…perchè non si sa mai! E via io con questa frase in testa che rischi di passare tutto il tempo a preoccuparti della tua salute psicofisica che altro. Sono stata attenta, è vero. E parodossalmente non mi è preso niente. Butta via! La cosa che però è strana è che, nonostante tutto, sono tornata dal Marocco con una sensazione strana addosso. E’ un paese molto particolare, con le sue sfaccettature che possono essere comprese o meno, ma decisamente particolare. Faccio un esempio: se girare in Turchia non da nessun problema ma, anzi, il turista è accolto con rispetto nelle moschee, in Marocco questo non accade, semplicemente perchè le moschee non le puoi visitare! A meno che non ci capiti in giorni programmati e ti sbrighi nella visita. E poi, la cosa veramente simpatica, era il fatto che, essendoci capitata in pieno Ramadan, nonostante tu fossi a cena al ristorante, alle 19 tutti sparivano. Ti lasciavano lì in attesa di ordinare o altro perchè per loro il digiuno era finito e si poteva mangiare! Paradossale!Tane
Ma veniamo al viaggio vero e proprio, rigorosamente in macchina. Dopo aver fatto tappa in Francia e a Granada eccoci prendere il traghetto da Alcegiras in un porto stracolmo di marocchini pronti a tornarnese a casa. Arrivati a Ceuta primo passaggio alla dogana, buffe ma funzionali corsie coperte da plastica ondulata che accolgono i turisti in arrivo (con tanto di pensionato che si prodiga per dare istruzioni alle macchine in fila). Prima tappa del nostro viaggio: Tangeri.
Una bella cittadina sul mare in cui ci siamo resi conto da subito di come si svolgono le cose nello Stato: macchine sfreccianti, confusione alla massima potenza e taxi che sembrano residuati bellici. Facciamo tappa al medina e ci buttiamo a capofitto tra le viuzze stracolme di oggetti di artigianato, cose da mangiare e colori, tanti colori.
L’unica oasi tranquilla, al momento, sembra essere l’hotel (Hotel El Oumnia Puerto, che consiglio), dove, la sera si mangia da un ricco buffet in cui ovviamente non si devono mangiare le cose non cotte perchè non si sa mai… Ripartiamo il giorno dopo direzione Marrakech passando però per Rabat, la capitale. Anche qui, immersi nella confusione della medina visitiamo il mausoleo dedicato a Mohammed V, che, considerando le decorazioni, resta una prova dell’inestimabile valore degli artigiani della città.
Nel percorso dalla medina al mausoleo assistiamo anche ad un simpatico (non tanto per la signora conivolta) “incidente”. Alla fermata di un autobus, considerando la confusione imperante, ecco che un autobus ripartendo quasi schiaccia, non so quanto inavvertitamente, il piede della povera donna che, invece di stramazzare a terra dal dolore, l’unica cosa che pensa di fare è quella di dare borsate su borsate ai finestrini del bus seguita dall’amica che le dava manforte con una busta della spesa…ed intorno tutto un gran vociare di massaia arrabbiate! Diciamo che il tutto fa parte del folklore locale!
Ripartiti da Rabat ci avviciniamo a Marrakech costeggiando, in autostrada, immense baraccopoli che fungono da periferia delle città e evitando l’attraversamento in massa di pedoni lungo l’autostrada stessa. Se si pensa che il Marocco è uno dei paesi più vicini all’Unione Europea il tutto fa decisamente pensare. L’arrivo a Marrakech, poi, è decisamente “traumatico”, non tanto per il luogo, in quanto la città è molto caratteristica, quanto per il fatto che arriviamo nel mentre di una bella tempesta di sabbia! ‘Na gioia! Avevamo l’hotel all’interno della medina. Bene, vi avviso già da ora che, se viaggiate con una macchina come noi, è da sconsigliare.
La medina, il centro storico della città, è un insieme di viuzze strette e senza fine che crea una sorta di labirinto all’interno della città stessa. Se arrivate con la macchina vi perderete (anche con il navigatore!) o rischierete di rimanere bloccati nel caos. Meglio prendere un hotel esterno e dirigervi nel centro città a piedi o in taxi. Il Riad Khol che noi avevamo prenotato era, comunque, degno di un hotel 4 stelle, belle camere stile berbero e una colazione servita sul patio interno piena di dolcetti, succhi di frutta e yogurt. Marrakech è una città dalle mille sfaccettature, vi trovi di tutto e ti sembra essere dentro ad una specie di caravanserraglio. La piazza centrale, Jāmiʿ el-Fnā, è piena di scimmie, incantatori di serpenti e chi più ne ha più ne metta. Tutto pervaso da un strano odore di spezie misto a qualcosa di pungente.
L’unica sfortuna è che, purtroppo, o sei munito di teleobiettivo oppure se ti vedono fare le foto vogliono pecunia in cambio cosa che, per una appassionata di fotografia come me, stona un po’. Dalla piazza si arriva facilmente al souk, il mercato berbero, che si irradia come un labirinto per tutta la città vecchia. E’ facile perdersi ed è facile uscirvi un po’ frastornati dopo aver visto, ad esempio, un venditore di polli che ti prende il pollo dalle casse che ha dietro, te lo squarta davanti agli occhi, fa defluire il sangue per terra da particolari grondaie poste lì di fronte e dà le interiora ai tanti gatti che girano intorno alla sue bancarella. Il tutto, comunque, ha un suo perchè…almeno per i gatti lì davanti!
Considerando il caldo consiglio una bella fermata a prendere il famoso thè alla menta o, perchè non si sa mai, una bevanda gassata in bottiglia rigorosamente chiusa. Ho vissuto di Schweppes Lemon per una settimana, giuro!
Un giro alle mura e la nostra visita di Marrakech finisce qui. Ora direzione mare…Agadir ci aspetta con il Best Western Odyssee Park Hotel…e anche la nebbia. Ora, io sarò pre sfortunata, ma ti pare di arrivare in capo al mondo per stare al caldo quello vero e beccarsi 4 giorni di nebbia perenne almeno fino all’ora di pranzo? Sei in Marocco e tanto il tempo è brutto…qualcuno gufa!
In compenso le scorpacciate di pesce non mancano al ristorante Le Nil Bleu. Ah, non fate caso alla tovaglia, non la cambiano ad ogni avventore.
Dopo quasi 10 giorni di viaggio è ora di tornare a casa, una fermata a Meknes per vedere le prigioni dove è stata imprigionata Angelica nella fantasia di Anne e Serge Golon e via che si torna in Europa.
NpTC: volendo, vicino a Meknes potreste andare a vedere il sito romano di Volubilis. Una città di 42 ettari con le rovine che testimoniano la sfarzosità del suo tempo. Si possono vedere resti di bellissimi palazzi, di stupendi mosaici, di una basilica e di un arco trionfale che commemorava l’imperatore Caracalla. Intatto fino alla metà del 1700 fin quando un terremoto colpì questa area è purtroppo staso saccheggiato per la costruzione di Meknes. Ultima indicazione: per trovarla inserite nel navigare direzione Moulay Idriss, la città più vicina, altrimente vi perderete.
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